Lo staff di Web Social Marketing prosegue l’analisi della “densità social” di alcuni brand internazionali, dopo Oreo è il turno della nota energy drink, Red Bull, campione di content marketing

red_bullRed Bull è forse il marchio che più di tutti investe in “content marketing“, ovvero una forma cross-mediale di comunicazione che

1. Attrae i clienti invece di spingere sull’advertising diretto del prodotto, quindi attraverso una strategia che rovescia del tutto il marketing tradizionale

2. Non parla quasi mai del prodotto stesso. Citarlo sarebbe un errore in una campagna di Content Marketing; anche in questo senso, la comunicazione del marketing tradizionale viene capovolta

3. Intrattiene, informa e se vende, lo fa in seconda battuta

4. Produce contenuti in tempo reale, ovvero generando un flusso chiamato anche “continuous marketing“, una prassi frequente dal momento in cui i punti principali della campagna sono stati delineati

5. Risorse, fonti e dispositivi differenti; in una parola, cross-medialità e quindi anche uno staff adeguato per la produzione di contenuti pertinenti (video, audio, testuali, fotografici, social e via dicendo)

Tenendo presente questi aspetti, per realizzare una buona campagna di “content marketing”, è necessario  riconfigurare risorse e strategie; formare un team interno adeguato, aspetto che non è sempre immediato, considerate le vecchie abitudini legate alla promozione di un prodotto, dure a morire. Il secondo aspetto importante è l’adeguamento dei contenuti ad un contesto mobile e portabile, quello dei tablet, degli smartphone, dei social network che dialogano con questo tipo di utenza (Pinterest, Instagram e via dicendo) e sopratutto considerare che la riproposizione di un contenuto non è ridondante ma fondamentale se si considera quello stesso contenuto applicato a media diversi, quindi, secondo principi di linguaggio differenti tra loro.

Se allora si raggiunge un buon livello di dialogo con l’utente, questo per affrancarsi dallo stigma della promozione a tutti i costi che mette (erroneamente) il prodotto al centro, dovrà seguire criteri conversazionali; in buona sostanza si deve parlare intorno al brand, ovvero intorno ai mondi paralleli che il brand genera (lyfestile, passioni, tendenze) e non del prodotto tout court.

Red Bull ha tenuto conto di tutti questi aspetti, la compagnia austriaca fondata nel 1987, una delle più popolari tra quelle che commercializzano “energy drink”, è diventata un editore di contenuti che ha esteso la propria comunicazione a formati, canali e media di natura diversissima; dalla web tv agli smartphone, passando per radio, blog, social networks, contenuti audiovisivi e anche un lungometraggio intitolato The Art of flight dedicato allo snowboard il cui trailer si può visionare da questa parte.

A questo si aggiungono, pubblicazioni su carta come Il “The Red Bullettin“, rivista su lifestyle, sport estremi e molto altro che trova un’applicazione dello stesso messaggio su un media diverso, come  Red Bull X-Fighters, videogame scaricabile. L’attenzione agli sport estremi coinvolge spesso l’organizzazione di eventi off-line sponsorizzati; ma uno di questi è in realtà legato alla musica, dura un mese e si chiama Red Bull Music Academy, con un canale youtube del tutto dedicato.

La relazione tra off-line e on-line per Red Bull è quella di un osservatore di stili di vita, che si trasforma in contenuto virale, teaser trailer, oggetto apparentemente lontano dal prodotto, promuovendo un modo di vivere che in qualche modo ha a che fare, idealmente, filosoficamente, eticamente con il prodotto stesso.

I canali social diventano allora anche canali informativi, che raccontano la genesi di questi eventi, cercano un coinvolgimento emotivo e informativo con l’utenza, raccontando news intorno a realtà attinenti. Al profilo facebook ufficiale, Red Bull aggiunge una vera e propria web tv, la Red Bull Tv, dove i contenuti sono quelli di cui si parlava.

La Red Bull Tv, in un certo senso è come un blog di livello avanzatissimo, che ha però il compito, come un qualsiasi blog aziendale, di raccogliere contenuti che sono presenti su social, piattaforme, directories, media diversi; segno di un architettura modulare che dialoga costantemente tra presidi diversi e non si limita al solo lavoro su Facebook.